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Un anno fa ci lasciava il professor Bellavista, ultimo baluardo della napoletanità

“Gigì, potete dire quello che volete… io la cassa da morto nun m’a voglj accattà!”

Così Luciano De Crescenzo nel celebre Così parlò Bellavista rispondeva a Gigino, importuno venditore di bare che cercava di rifilargli un set di casse da morto. Eppure il 18 Luglio 2019 ci lasciava a 91 anni anche il professor Bellavista, l’ingegnere che ha passato tutta la sua vita a esportare la napoletanità nel mondo tramite le sue opere.

In questo mondo del progresso, in questo mondo pieno di missili e di bombe atomiche, io penso che Napoli sia ancora l’ultima speranza che ha l’umanità per sopravvivere. De Crescenzo nei suoi Così Parlo Bellavista, 32 Dicembre ed altre opere ha raccontato una Napoli romantica, abitata prevalentemente da uomini d’amore, senza però cadere nello stereotipo; altri tempi forse. Per omaggiare De Crescenzo a un anno dalla sua scomparsa a Vico Tre Regine, nei Quartieri Spagnoli, è stato inaugurato un murales dedicato all’eclettico filosofo alla presenza del sindaco De Magistris . ‘O pallone  miez e’ macchin”– ideato da di Michele Quercia e Francesca Avolio- raffigura  il volto sorridente e compiaciuto di De Crescenzo nel vedere un gruppo di ragazzini che tenta di recuperare un pallone perso, incastrato sopra la guglia di una cappella votiva: un’opera quindi a metà tra sacro e profano.

Innumerevoli sono le scene cult entrate nella mente dei napoletani: come dimenticare la scena del cavalluccio rosso con Riccardo Pazzaglia? Per restare in tema Calcio Napoli, la redazione di Contropiede Azzurro ha piacere a ricordare uno dei grandi maestri partenopei con uno dei pensieri poetici di Gerardo Scala (tratto dal film Il mistero di Bellavista) dedicato ad un certo Diego Armando:

“San Gennà, non ti crucciare, tu lo sai ti voglio bene                                                                                                                …ma ‘na fint e Maradona squaglj o’ sang rint’ e ven! E chest’è!”

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