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“Un libro da leggere”: “Mi Chiamo Mouhamed Ali”

Il libro, scritto da Rita Coruzzi, racconta la storia di Mouhamed Ali Ndiaye, migrante senegalese, cittadino pontederese, divenuto Campione Italiano e della Comunità Europea di boxe dei pesi medi. Una storia, fatta di sacrificio, di pugni, di sogni, di integrazione, di dignità e di rispetto.  Scritta in modo accattivante dal pugile stesso e dalla brava autrice è una biografia che tiene incollati alle pagine e permette di conoscere in profondità la storia e i pensieri del campione, che ci viene svelato in tutte le sue qualità e debolezze. Non la classica rappresentazione del ragazzo venuto dal nulla che ottiene tutto ma una storia cruda e ben lontana da quella che potrebbe essere la trama di un film di Hollywood. Eppure, ancora più vera e appassionante.

All’inizio è solo un bambino nato in Senegal da un padre pugile che vive nel mito di Muhammad Ali e che sogna per il figlio un futuro importante. Poi quel bambino, il nome dato in onore del campione che per ben due volte riesce a incontrare, un pugile lo diventa davvero, costretto dal padre a durissimi allenamenti a ogni ora del giorno e della notte, chiuso in una palestra, piegato dai colpi quando tutti i suoi amici sono per strada a giocare. Ma come Ali comprende ben presto, la via che gli ha aperto il padre è l’unica alternativa possibile a una vita segnata dalla criminalità e dalla droga.In breve tempo il ragazzo, ormai campione del Senegal, vede crescere in sé il desiderio di superare i confini di un Paese sempre sull’orlo del baratro. Da qui il viaggio verso la salvezza, la terra promessa. Dopo qualche mese in Francia, il visto che sta per scadere, Ali decide di recarsi in Italia e di provare a cercare lì la realizzazione di quel sogno che insegue da tempo. Non è facile, in un Paese di cui ignora la lingua, senza il permesso di soggiorno, né una casa in cui stare, racimolando per di più qualche spicciolo solo facendo l’ambulante sulle spiagge. Ma la sua tenacia e il desiderio inarrestabile di tornare sul ring lo guidano attraverso un percorso di crescita e lo portano dove desidera. Grazie all’incontro con Federica, una donna italiana conosciuta in treno e divenuta poi sua moglie, e agli amici conosciuti a Pontedera, la piccola città che lo ha accolto, Ali potrà ricominciare a combattere e a vincere, e si troverà esattamente dove suo padre lo immaginava fin da bambino: sul tetto del mondo. Consigliatissimo.

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