
Un rapporto di Vox di cinque anni fa indica Bergamo tra le città più antisemite d’Italia
Bergamo è tra le città più antisemite d’Italia. E’ quanto emerge da un rapporto di Vox (Osservatorio italiano sui diritti) pubblicato su L’espresso, con due milioni di tweet scandagliati da tre università, che mostrano quanto siano frequenti gli insulti, misogini, omofobi, razzisti. E dove avvengono. L’hanno chiamata “Mappa dell’intolleranza”, ma la si potrebbe anche definire “geografia dell’odio”.
Questo rapporto, è bene precisare, risale ad un’indagine di 5 anni fa e pubblicata da una testata online Bergamo News. Dopo 5 anni, non sembra molto cambiata la situazione dovendo registrare troppo spesso episodi che vengono alla luce soltanto quando interviene il magico cellulare a riprendere l’episodio. Se poi si aggiungono dichiarazioni di giornalisti come Vittorio Feltri che con titoloni tende (anzi tendeva dopo le dimissioni nel giugno scorso) a convogliare l’odio verso la direzione da lui indicata, si comprende che tale “geografia dell’odio” è una necessità politica. Il rapporto pubblicato e commentato da BergamoNews prosegue nell’analisi: L’odio degli italiani verso le donne, l’odio razziale, l’odio antisemita e quello verso i “diversi”: gli omosessuali e i disabili. Il risultato è una serie di vere cartine dell’Italia dove, in base all’intensità dei colori che compaiono nelle diverse regioni, si ha una idea immediata del grado di intolleranza. Ma come è stato possibile “geolocalizzare” l’intolleranza e quale “materiale” ha “consentito di individuarla e misurarla? Il materiale è costituito dai messaggini di 140 battute pubblicati su Twitter. E che, anche per questa caratteristica, determinano semplificazioni brutali, favoriscono la radicalizzazione del linguaggio, eliminano i filtri e le mediazioni. Inoltre appartengono al mondo dei social, cioè al luogo dove – anche per via della garanzia dell’anonimato – i messaggi di odio proliferano. Una ricerca che, ispirata da esempi stranieri (celebre la “Hate Map”, mappa dell’odio, appunto, della Humboldt State University), ha coinvolto tre dipartimenti di altrettante università italiane: quello di Diritto Pubblico italiano e sovranazionale della Statale di Milano, quello di Psicologia Dinamica e Clinica della Facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza di Roma e, infine, quello di Informatica della Università di Bari che ha progettato un software che – come spiega Vox nella nota che illustra il progetto – “utilizza algoritmi di intelligenza artificiale per comprendere la semantica del testo e individuare ed estrarre i contenuti richiesti”.
La Mappa dell’intolleranza, non basata su impressioni e sensazioni inevitabilmente condizionate dalla sensibilità individuale, ma su dati statistici e con numeri, ha un grado di oggettività altissimo. E questo la rende ancor più allarmante.
“Ciò che emerge da una prima lettura dei termini sensibili – sottolinea Vox – è che l’offesa verso donne, omosessuali, immigrati, ebrei e disabili passa (quasi) sempre per la dimensione corporea e l’atto fisico: corpi sessualizzati, deformati, mutilati, mortificati, fino a essere picchiati o violentati. Non è in gioco soltanto un rifiuto generalizzato di chi da sempre è considerato ‘diverso’. Si tratta di un bisogno primitivo, non elaborato, ma scaraventato lì fuori su gruppi di individui che culturalmente rappresentano ciò che è considerato inferiore. Ecco dunque che l’insulto offre una vera e propria difesa psichica che si esprime attaccando aspetti fondamentali dell’umanità altrui. ‘Un’avversione profonda – direbbe la filosofa Martha Nussbaum – simile a quella ispirata dagli escrementi, dagli insetti viscidi e dal cibo avariato’”. “Emerge poi una ripetizione – scrive ancora Vox – quasi ossessiva del termine escrementizio che non si limita a reinterpretare l’altro manipolando segni e parole. È in atto un vero e proprio processo di disumanizzazione, per tenere l’altro il più lontano possibile da sé. Come se fosse impossibile anche solo pensarlo degno di occupare lo spazio vitale condiviso”.
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