
Uno sguardo al passato…aspettando la Serie A. Il Napoli di Vinicio
Internapoli, Ternana e Brindisi: non proprio il curriculum del grande allenatore. Ma il vulcanico presidente del Napoli, Corrado Ferlaino, vide in lui i semi del calcio del futuro. E ‘o lione, Luis Vinicio, che già aveva dato spettacolo in maglia azzurra, seppe costruire un grande Napoli, capace di puntare allo scudetto nei tre anni sotto la sua gestione.
Zona totale, pressing alto, trappola del fuorigioco, il tutto ad una velocità incredibile per il suo tempo. Il suo Napoli si ispirava all’Arancia Meccanica, la nazionale olandese che avrebbe incantato il mondo proprio in quegli anni. Ed i tifosi gradirono, eccome: si superò la soglia dei 70.000 abbonati. Ma oltre alla tattica, si creò un fortissimo legame tra la squadra ed il mister: un patto d’acciaio, che sarebbe rimasto in piedi fino alla partenza dell’allenatore. Una rosa, bisogna sottolineare, ricca di talento. Da Savoldi a Massa, da Burgnich a Canè.
Ed i risultati arrivarono: un terzo, un secondo ed un quinto posto, tra il 1973 ed il 1976. Soprattutto nel corso della seconda stagione, fu solo una zampata di core ‘ngrato, Josè Altafini, a regalare alla Juventus la vittoria nello scontro diretto, ed ai bianconeri lo scudetto.
Vinicio lascerà Napoli dopo un “deludente” quinto posto. Non è in panchina neanche per assistere alla vittoria della Coppa Italia, il 29 giugno del 1976. Quel giorno, con un rotondo 4-0 all’Hellas Verona, il “suo” Napoli alza al cielo la seconda Coppa Italia della storia del club. Tornerà ad allenare gli azzurri tra l’ottobre del 1978 e l’aprile del 1980, ma senza ripetere i successi delle tre memorabili stagioni precedenti.
In campo ed in panchina, Vinicio ha sempre tenuto fede al suo soprannome, e si è conquistato, a pieno titolo, il posto tra i Grandi della storia del Napoli.
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